L’Ashtanga Yoga come metodo di pratica ci è stato trasmesso da Sri K. Pattabhi Jois, direttore e fondatore dell’Ashtanga Yoga Research Istitute di Mysore in India, il quale, con il suo Maestro Sri T. Krishnamacharya, lo ha decifrato da un antico testo sanscrito chiamato “Yoga Kurunta“.
È un tipo di Yoga che si basa su un preciso e rigoroso ordine sequenziale di posture, Asana, divise in distinte serie, ognuna con uno specifico scopo psico-fisiologico:
La Prima Serie – Yoga Chikitsa – disintossica e allinea il corpo.
La Serie Intermedia – Nadi Sodhana – purifica il sistema nervoso aprendo e purificando i canali energetici.
Le Serie Avanzate A, B, C, D, – Stira Bhagah Sampta – integrano la forza e la grazia della pratica e richiedono tuttavia un grande grado di flessibilità e umiltà.
Ogni livello è propedeutico al successivo e va appreso perfettamente prima di proseguire. Ogni posizione è la preparazione per l’altra, poiché sviluppa la forza e l’equilibrio richiesti per la successiva.
I principali componenti dell’Ashtanga Yoga sono:
Respirazione: Ujjayi Pranayama – chiusura parziale della glottide.
Chiusure: Bandha – chiusure, blocchi per diffondere l’energia.
Sguardo: Drishti – dirigere lo sguardo in un punto specifico, in una continua meditazione.
Movimento: Vinyasa – movimento sincronizzato con il respiro.
Il respiro è composto dall’inspirazione e dall’espirazione. Entrambe dovrebbero essere bilanciate e regolari, la lunghezza dell’inspirazione dovrebbe essere la stessa dell’espirazione. Respirare in questo modo purifica il sistema nervoso. Il respiro Ujjayi è ottenuto attraverso la chiusura parziale della glottide deglutendo e abbassando leggermente il mento. È una tecnica di pranayama citata nello “Hathayogapradipika” e usata nella maggior parte delle scuole tradizionali di yoga per ottimizzare e regolare il flusso respiratorio.
Bandha significa “chiusura”, “sigillo”, “fondamenta” ed esistono 3+1 di queste chiusure: Mula bandha (sigillo della radice), Uddiyana bandha (sigillo che fa volare), Jalandhara bandha (sigillo del mento), Maha bandha (avviene quando tutte e 3 le chiusure elencate prima sono attive). Durante la pratica delle asana, e specialmente durante la pratica dell’ashtanga yoga, i primi due bandha vengono particolarmente enfatizzati così come il respiro ujjayi (mentre jalandhara bandha e maha bandha sono usati principalmente durante la pratica del pranayama).
Il dristhi (lo sguardo) è il luogo dove guardare mentre si è in una postura. Ci sono 9 drishti: il naso, tra le sopracciglia, l’ombelico, i pollici, le mani, i piedi, verso l’alto, verso destra e verso sinistra. Il drishti purifica e stabilizza il funzionamento della mente.
Vinyasa significa sistema combinato di respirazione e movimento. Per ogni movimento, c’è un solo respiro. Lo scopo del vinyasa è la purificazione interna. La combinazione del respiro e del movimento mentre si eseguono gli asana (le posture yoga) rendono il sangue caldo, o come dice Pattabhi Jois, bolle il sangue. Un sangue dalla consistenza spessa è impuro e causa malattie nel corpo. Il calore sviluppato con la pratica dello yoga ripulisce il sangue e lo rende fluido, così che può circolare liberamente. La combinazione degli asana con il movimento ed il respiro consente al sangue di circolare liberamente intorno ai legamenti, rimuovendo dolori fisici. Quando c’è una carenza nella circolazione, il dolore si manifesta. Il sangue riscaldato si muove anche attraverso tutti gli organi interni rimuovendo le impurità e le malattie, che sono espulse dal corpo attraverso il processo di sudorazione che avviene con la pratica.
Gli asana (le posture) purificano, rafforzano e danno flessibilità al corpo.
Tristhana rappresenta i 3 luoghi di attenzione o azione: le posture, il sistema di respirazione e lo sguardo. Questi 3 elementi sono molto importanti nella pratica dello yoga, e coprono 3 diversi livelli di purificazione: il corpo, il sistema nervoso e la mente. Gli stessi devono essere praticati congiuntamente.
Attraverso il sistema Vinyasa e le chiusure Bandha, si produce un forte calore e sudorazione. Questo calore purifica i muscoli e gli organi interni eliminando le tossine tramite il sudore. Il principio di purificazione attraverso il calore ha rappresentato un elemento centrale del pensiero indiano per millenni. Inoltre questo migliora la circolazione del sangue e la flessibilità, che calmano il sistema nervoso permettendo ai muscoli e alla mente di rilassarsi, mentre la sudorazione rimuove le tossine che evaporano dalla pelle. Una respirazione piena e diretta accompagnata al movimento, ossigena e pulisce anche il sangue.
Il respiro rappresenta il collegamento integrante tra il corpo e l’anima. Ogni movimento è unito ad una fase ben precisa di respirazione, si inspira ed espira ogni volta che si entra e si esce dalle posture.
Lungo una sequenza di posture, si ottiene un controllo dei sensi ed una profonda padronanza di se stessi. Praticando questa disciplina con regolarità e devozione si acquisisce sicurezza e stabilità fisica e mentale.
L’Ashtanga è dinamico, le posture sono trattenute per 5 respiri e il passaggio tra le posture diventa fluido ed armonico. All’interno l’Asana continua ad aprirsi e a cambiare attraverso un movimento sottile. Alla fine della pratica si lascerà spazio al rilassamento.
Letteralmente “Ashtanga” significa otto livelli che sono descritti da Patanjali negli Yoga Sutra come:
1. Yama (Astinenza)
2. Niyama (Adempimento)
3. Asana (Posture)
4. Pranayama (Controllo del respiro)
5. Pratyahara (Controllo dei sensi)
6. Dharana (Concentrazione)
7. Dhyana (Meditazione)
8. Samadhi (Contemplazione)
Questi livelli si sostengono l’un l’altro. La pratica degli Asana deve essere ben eseguita per una appropriata e corretta pratica del Pranayama e rappresenta un’importante chiave di sviluppo dei due livelli precedenti, Yama e Niyama. Solo dopo aver saldamente radicato dentro di noi questi primi quattro livelli, che possono essere considerati come orientati verso l’esterno (in quanto azioni), solo allora i quattro livelli successivi orientati principalmente verso l’interno, potranno essere sviluppati e si evolveranno spontaneamente con il passare del tempo.
Perché sempre a destra
Nella pratica dell’Ashtanga Yoga ogni apertura nell’esecuzione delle posizioni avviene in senso orario ed ogni movimento viene eseguito partendo da destra. Questa natura “destroide” dello Yoga sembra attingere la propria origine da uno dei più antichi ed universalmente attestati riti sacri praticato in moltissime regioni del nostro pianeta: la Circumambulazione (dal latino circumambulatio). Questo rito arcaico consiste nel girare attorno ad una persona, terreno, edificio sacro, o altro oggetto al fine di chiudere la cosa aggirata in un cerchio sacro che allontani gli influssi maligni per procurare a coloro che girano attorno all’oggetto i benefici effetti che si desiderano, e si distingue in due tipi:
Circumambulatio apotropaica: con la funzione di chiudere in un cerchio sacro gli influssi maligni della persona o della cosa circondata;
Circumambulatio augurale: con la funzione di procurare, a chi la pratica, fortuna e benefici.
In India tale rito è genericamente denominato Parikarama. Se il cerimoniale propiziatorio viene eseguito in senso antiorario viene chiamato prasavya; se lo si esegue invece in senso orario, è più specificatamente detto pradakshina. Abitualmente con questo termine sanscrito si suole definire la più importante delle forze energetiche rotanti presenti nel corpo umano, che ruota appunto da destra verso sinistra in senso ascendente. Lo sviluppo di questa forza rappresenta, secondo i grandi maestri dello yoga, lo strumento di ascesa di kundalini ed essendo questo lo scopo primario della pratica dell’Ashtanga Yoga è così che si spiegano le aperture ed i movimenti sempre verso destra.