Il Mala è uno degli strumenti più utilizzati nella meditazione, si può definire come una sorta di rosario meditativo che ha la funzione di tenere il conto del numero dei mantra recitati durante una meditazione, oppure può essere semplicemente un oggetto sacro da portare con sé.
La parola Mala deriva dal sanscrito e significa letteralmente corona o ghirlanda. Nella lingua sanscrita il sostantivo è femminile, ma in occidente è spesso usato al maschile perché il suono risulta più fluido.
Si tratta di una collana composta da 108 grani più un grano finale chiamato Guru, che in genere è più grande rispetto agli altri, il suo scopo è quello di segnalare al praticante che il conteggio è terminato, simboleggia la relazione tra discepolo e maestro.
Un altro elemento è la nappa, cioè il grappolo di fili che si trova nella parte inferiore sotto la pietra Guru, la sua lunghezza è variabile e rappresenta la nostra connessione con il divino.
Origini e storia del Mala
I Mala sono strumenti originari dell’India e risalgono all’ottavo secolo a.C. Tuttavia, il loro utilizzo si è largamente diffuso nell’Asia centrale e orientale, venendo ben presto adottato dalle religioni induista e buddista e dando origine a diversi tipi di Mala. Anche il rosario utilizzato nella religione cattolica è un tipo di Mala.
Da subito gli antichi veggenti dell’India iniziarono ad usare i grani come strumento della meditazione con il desiderio di sperimentare gradi di concentrazione e realizzazione sempre più intensi.
Un testo del IV secolo a.C., noto come Mokugenji Sutra, racconta la storia di un re che cercò l’insegnamento del Buddha per sapere come poter condividere con il suo popolo la saggezza degli insegnamenti Buddisti. Secondo il Sutra, il Buddha gli rispose:
“Re, se vuoi eliminare i desideri terreni e porre fine alla sofferenza, crea un filo circolare di 108 grani fatti con i semi dell’albero Mokugenji. Tienilo sempre con te. Recita “Namo Buddha – Namo Dharma – Namo Sangha”. Conta una perlina ad ogni ripetizione.”
Com’è fatto un Mala
I Mala sono composti da:
- 108 grani: i grani sono le perle che compongono la collana del Mala e vengono tradizionalmente annodati a mano uno ad uno, in modo da rendere la collana più forte ma anche per dare la perfetta quantità di spazio tra i grani. Il diametro dei grani è variabile, ma di solito è tra i 6 e gli 8 millimetri.
- Una pietra guru: la pietra guru è la pietra più grande del Mala, posta alla sua estremità inferiore, e non è inclusa nel conteggio dei 108 mantra. Lo scopo della pietra guru è quello di segnalare al praticante che il conteggio è terminato. Simboleggia la relazione tra studente e guru e deve essere rispettata, infatti, tradizionalmente non si passa mai sopra alla pietra guru, bensì la si usa per girare il Mala e ricominciare il conteggio.
- Una nappa: la nappa è il grappolo di fili che si trova nella parte inferiore del Mala, sotto la pietra guru. La sua lunghezza è variabile e ogni filo della nappa rappresenta la nostra connessione con il divino e con l’universo.
I primi Mala si pensa siano stati costruiti di semi o legni locali delle regioni dell’Asia, come ad esempio legno di sandalo, semi rudraksha, semi della Bodhi, semi tulsi e, nelle regioni del Tibet, anche in osso di Yak, turchese, corallo e lapislazzuli, materiali molto amati dai Tibetani e diffusi anche per la realizzazione di gioielli.
Solo con la diffusione del Mala in occidente si è cominciato ad utilizzare qualsiasi pietra preziosa che abbia proprietà energetiche, come quarzo rosa, quarzo ialino, ametista, agata, argento, ecc. I cristalli sono perfetti per i Mala, in quanto arricchiscono ulteriormente l’oggetto con i numerosi benefici della cristalloterapia.
Il filo del Mala può essere di qualsiasi materiale, purché sia resistente all’usura.
Il significato del numero 108
Il numero di grani in un Mala non è casuale, infatti, il numero 108 è considerato particolarmente significativo nell’induismo, nel buddismo e nella tradizione yogica, si tratta di una cifra che si ritrova spesso in molti aspetti spirituali e culturali delle popolazioni dell’Asia. Ad esempio:
- il numero dei chakra o delle Nadi è 108
- dal punto di vista astronomico questo numero ricorre diverse volte: esistono 27 costellazioni ognuna con 4 direzioni, moltiplicando questi due numeri si ottiene 108
- il diametro del sole è 108 volte il diametro della terra
- nell’alfabeto sanscrito ci sono 54 lettere, ogni lettera ha un’energia maschile (Shiva) e una femminile (Shakti), moltiplicando 54 per 2 si ottiene il numero 108.
Come usare il Mala
L’utilizzo del Mala nella meditazione somiglia a quello di un rosario cristiano, ma ci sono alcuni accorgimenti importanti da tenere in considerazione.
- Tieni il tuo Mala in una sola mano.
- Prendi la prima sfera con il dito pollice e medio (si comincia a contare subito dopo la pietra Guru).
- Inspira ed espira profondamente.
- Sposta le dita sulla sfera successiva e per ogni sfera recita il tuo Mantra a mente o a voce sussurrata, spostando le dita sulla sfera successiva e ripetendo il tuo Mantra durante l’espirazione.
- Quando arrivi alla pietra guru puoi terminare la meditazione oppure, se desideri fare un altro ciclo, ruota il Mala afferrando la pietra guru con due dita e ricomincia nella direzione opposta finché non raggiungi di nuovo la pietra guru. Non passare sopra alla pietra guru proseguendo nello stesso senso, ma ruota sempre il Mala per cambiare direzione.
Come scegliere il Mala più adatto a te
I Mala oltre ad essere strumenti per aumentare la concentrazione durante la meditazione, possono essere anche indossati come amuleti di protezione e di buon auspicio.
I grani possono essere 108 o anche meno, a seconda della loro dimensione, purché siano multipli di 9.
Indossare un Mala permette di creare una sorta di ponte di connessione con il piano divino e sicuramente anche il materiale di cui è composto contribuisce a creare questa connessione, quindi questo è un aspetto importantissimo da considerare.
Ecco alcuni consigli utili per orientarsi meglio nella scelta del Mala:
- Lasciati guidare dal tuo istinto: a livello inconscio sappiamo sempre di quali energie abbiamo bisogno e se ci sentiamo attratti da un particolare Mala, spesso è segno che si tratta di quello più adatto a noi.
- Scegli materiali associati ai tuoi chakra più deboli o quelli che hanno più bisogno di energie, quindi la scelta può essere orientata verso il colore o il materiale che compone il Mala.
- Considera la dimensione dei grani e la loro superficie: un Mala composto da grani da 6 millimetri sarà più corto di uno fatto con grani più grandi di 8 millimetri. Un’altra caratteristica da considerare è se la superficie è liscia o ruvida, fredda o calda.
- Un aspetto importantissimo è quello di assicurarsi che i grani siano naturali, che si tratti di semi o cristalli è essenziale che non siano stati colorati artificialmente o, peggio ancora, che non si tratti di resine o plastiche che imitano i materiali naturali.
Attivare e curare il Mala
Una volta acquistato il tuo Mala, sarà necessario attivarlo per cominciare a creare un dialogo tra le due energie. Se si ha la possibilità di farlo benedire dal proprio Maestro Spirituale oppure di poterlo collocare per un periodo su un altare o in uno spazio sacro, sicuramente il Mala sarà impregnato di benedizioni.
Fortunatamente, però, ognuno di noi può attivare il proprio Mala oppure purificarlo attraverso la recitazione di alcuni Mantra specifici.
Per la pulizia del Mala in senso più materiale, si può agire pulendo grano per grano con pochissime gocce di olio essenziale oppure olio di mandorle, se si tratta di semi o legni, oppure con un panno bagnato in acqua e sale grosso se si tratta di pietre.
Quando non lo si usa, il Mala va conservato dentro un sacchettino a lui dedicato, non deve toccare terra durante la pratica e in generale bisognerebbe usarlo con grande rispetto.
In caso di rottura
Nella cultura del Buddismo Tibetano, quando un oggetto si rompe viene considerato come un segno di qualcosa che si è concluso, oppure un messaggio da interpretare, o semplicemente qualcosa che ha accumulato un carico energetico tale da provocare una rottura, rilasciando così una tensione.
Se succede che il tuo Mala si rompe, è importante pensare al significato di questo evento, il momento della tua vita in cui accade e gli avvenimenti che possono essere connessi. Tuttavia, non occorre rimuginare e sforzarsi per cercare una ragione, se questo pensiero non arriva lascia semplicemente andare, ringrazia, sii grato del servizio che il tuo Mala ha svolto per te e vai avanti.
Ovviamente, una volta rotto, il Mala si può riparare ma è importante riconoscere questo passaggio cercando di lasciare un segno di ciò che è avvenuto oppure cambiandolo totalmente, dando vita a qualcosa di nuovo come segno di continuità e rinnovamento.
Un Mala contribuisce ad accendere la nostra luce interiore, diventa un oggetto personale che assume un valore dato dallo scambio unico che avviene tra la nostra energia e quella dei Mantra, veicolato dal materiale di cui è fatto il Mala, generando una sinergia particolarmente utile per il nostro viaggio spirituale.